Storie di Seid e Miguel (Shakespeare incluso)

C’era una volta, tanto tempo fa, il giovane Miguel che frequenta la Scuola teatro dell’Università del Cile, che gli accadimenti politici dell’anno 1973 non gli permettono di finire; esule, cerca un futuro in Ticino; finisce alla scuola del clown Dimitri, che insegna (anche) agli esuli cileni. Dice oggi Miguel: «Il processo d’integrazione che io ho vissuto è stato favorito dal teatro, un ambiente in cui nessuno ti avrebbe mai fatto pesare il fatto di non essere svizzero. Nel teatro mi sento a casa mia. Anzi, puoi alimentarlo con il tuo vissuto, puoi vivere il processo di liberazione da un trauma come quello dell’esilio. Nel teatro, tra le altre cose, è apprezzato il fatto che se hai conservato qualcosa di tuo vissuto altrove, tu lo condivida con altre persone».

C’era una volta, non molto tempo fa, Seid, che in Eritrea frequenta la scuola media e “mezzo anno di liceo”. Il padre finisce in prigione per ragioni politiche e lui non lo vedrà più. Seid cresce con la madre e la sorella e un bel giorno parte per l’Etiopia; da lì attraversa il deserto del Sahara, sopravvive alla Libia, s’imbarca per la Sicilia e arriva in Ticino. «Il momento più difficile del viaggio – racconta oggi – sono stati soprattutto la fame e la sete. È difficile vivere da solo. Qui vorrei trovare un lavoro fisso, un appartamento. Per il momento è un po’ difficile, ma più passa il tempo e più vinco la paura. Vorrei farmi una famiglia, essere indipendente. Questo è il mio futuro». C’era una volta anche Ludovico, giovanissimo studente alla scoperta del teatro. Ludovico che non si deve integrare perché è nato qui; Ludovico che la sua unica necessità d’integrazione è quella con il mondo degli adulti.

Cammin facendo

La storia di Seid Ali, esempio virtuoso d’integrazione, quella di Miguel Cienfuegos, fondatore del teatro Paravento di Locarno, e quella di Ludovico, l’elemento ‘leggero’ della storia, sono i tre protagonisti di ‘Un palco per la vita’, documentario sull’integrazione che il teatro può aiutare a compiersi. Ideatore, produttore, coordinatore, intervistatore – qualità, quest’ultima, affinata in quanto penna di questo giornale – è Davide Martinoni, che non appare nelle fotografie di questo articolo perché gli basta dirci del suo viaggio tra le compagnie teatrali ticinesi cominciato per parlare di Shakespeare e finito per raccontare delle capacità inclusive del teatro tutto, elisabettiano e non. Di ‘Un palco per la vita’, Martinoni non è tecnicamente il regista, essendo le immagini affidate a una sorta di ‘collettivo’ che oltre a lui include Lorenzo Pomari e Paolo Vandoni.

«Diciamo che ho avuto l’idea, ho portato la parte giornalistica di un documentario che, come tutti i documentari, si costruiscono cammin facendo», ci spiega Martinoni. E l’idea, di partenza, è stata: «Tutti possono fare Shakespeare. È il più grande, sì, ma qualsiasi compagnia è in grado di metterlo in scena. Ognuna in base alle proprie corde». L’idea, più nel dettaglio, è suggerita a Martinoni dallo ‘Stivalaccio Teatro’ di Vicenza, compagnia italiana vista tempo fa proprio al Paravento in una personale versione di Romeo e Giulietta. «Un versione divertentissima. Ho pensato: lo portano in scena loro, lo stesso faranno grandi e piccoli, anziani e ragazzi, e i professionisti. L’idea era quella di coinvolgere tutte queste realtà in nome del drammaturgo». E cercando tra le realtà locali impegnate ognuna nel proprio Shakespeare, «è stata Katya Troise dell’Associazione Scintille a segnalarmi che l’Associazione Giullari di Gulliver di Prisca Mornaghini e Antonello Cecchinato, con la loro Bottega del Teatro, lavora con richiedenti l’asilo. È questo percorso che ci ha portati a Seid. Paolo Vandoni mi ha fatto notare che avevamo un eritreo – Seid – e un cileno – Miguel Ángel Cienfuegos – dalla storia simile. A quel punto, il discorso era cambiato». A quel punto, Shakespeare è tornato «sullo sfondo, per lasciare spazio al senso vero: vedere come il teatro può darti uno scopo di vita».

Alchimie

Tecnicamente parlando, parla Lorenzo Pomari, dietro la macchina da presa insieme a Vandoni: «Le prime riprese risalgono al dicembre 2018 al Tavolino Magico. Le ultime risalgono alla scorsa settimana, riprendendo a intervalli». Martinoni: «Sì, nei ritagli di tempo, forse la componente più interessante. Quanto al mio lavoro fuori dal cinema, si tratta di avere la testa nel giornale tutto il tempo e nel contempo pensare anche a costruire qualcosa di degno sopra un’idea». Il che vuol dire sabati mattina, domeniche, giorni di ‘libero’. «E poi serve la fortuna di trovare il gruppo di lavoro – il suo – nel quale c’è l’alchimia giusta». Serve anche un po’ di magia, e quindi ‘Un palco per la vita’ avrà le musiche del Mago, Fabio Martino, fisarmonica di The Vad Vuc, già Yo Yo Mundi, risucchiato nel progetto – galeotto fu ancora il Paravento – per l’aver musicato uno spettacolo andato in scena col Martinoni in sala.

Negli ultimi due anni, il ‘collettivo’ si è dato da fare: «Siamo riusciti a creare contatti con la Croce Rossa, alla Coop dove il ragazzo ha cominciato a lavorare. Abbiamo visto la crescita di chi arriva con niente ma che con la forza dell’impegno si sta costruendo un’esistenza». E il momento in cui Seid lascia il centro per richiedenti l’asilo minorenni di Castione è stato un momento forte, dovendo riprendere le lacrime di chi ha accompagnato il ragazzo sino a lì. Martinoni: «Emozionanti anche le prove delle compagnie, bello l’incontro tra i giovani attori con i professionisti del Teatro dell’Elfo di Milano, guarda caso a Locarno con Shakespeare». Bello anche «rendersi conto che il Paravento ha messo in scena apposta per questo film una conferenza-spettacolo sui buffoni nell’opera di Shakespeare. Indirettamente, abbiamo dato vita a qualcosa che non esisteva». Tirando le somme: «Vada come vada, sarà stata comunque una bella avventura, anche solo per l’idea di uscire degli steccati che abbiamo tutti, quelli del nostro lavoro e basta».

Raccolta fondi

Tornando al ‘tecnico’, ancora Pomari: «Proprio per l’esigenza di capitalizzare il grosso del lavoro nei fine settimana e nel tempo restante dagli impegni di tutti, abbiamo capito che la fase di montaggio necessitava di un impegno più continuativo del nostro». Che tradotto in nome e cognome è Etienne Del Biaggio, neo diplomato del (e segnalato dal) Conservatorio internazionale di scienze audiovisive, anche noto come Cisa. A Del Biaggio, pertanto, il merito del montaggio dinamico senza rubare nulla al racconto ma anche l’onere della riduzione per il film dei tre spettacoli shakespeariani di cui si raccoglie testimonianza – il Paravento, come detto, in ‘Di matti, William e altre divagazioni’, La Bottega del Teatro con una rivisitazione tragicomica del Macbeth e il gruppo adolescenti dell’Associazione Scintille di Katya Troise con “Sogno di una notte di mezza estate” – interamente ripresi e destinati, nella loro versione integrale, ai contenuti esclusivi del Dvd a disposizione di chi ha finanziato il prodotto. E di chi ancora lo finanzierà: il crowdfunding è aperto su www.progettiamo.ch, sito per la raccolta fondi dell’Ente Regionale di Sviluppo, e andrà avanti sino a dicembre 2020 (l’obiettivo, ventimila franchi: ne mancano cinque; quindi forza!).

Beppe Donadio

Leggere sul sito della Regione.